Manifesto

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ARS INDUSTRIALIS
Associazione internazionale per una politica industriale dello spirito

Fondata da Georges Collins, Marc Crépon, Catherine Perret, Bernard Stiegler e Caroline Stiegler

MANIFESTO

 

Ragioni della costituzione dell'Associazione Ars Industrialis.

1. La nostra epoca è minacciata, nel mondo intero, dal fatto che la "vita dello spirito" - per dirlo con le parole di Hannah Arendt1 - è stata completamente assoggettata agli imperativi dell'economia di mercato e agli imperativi del ritorno sugli investimenti delle imprese che promuovono le tecnologie delle cosiddette industrie culturali, le industrie dei programmi, i media, le telecomunicazioni e, infine, le tecnologie del sapere o tecnologie cognitive. Con l'espansione del digitale, tutti questi settori tendono ad integrarsi, secondo un processo che una decina di anni or sono è stato descritto come convergenza di audiovisivo, telecomunicazioni e informatica.
Noi chiamiamo tale insieme settore delle tecnologie dello spirito (malgrado il sovraccarico metafisico e teologico che pesa sulla parola "spirito", che intendiamo anche nel senso di "mente").
E se fino ad oggi il processo d'integrazione in cui la convergenza consiste ha aggravato sostanzialmente e brutalmente le possibilità di controllo del mercato sulla vita dello spirito, noi sosteniamo che le tecnologie dello spirito possano e debbano fondare una nuova era dello spirito, un rinnovamento dello spirito, una nuova "vita dello spirito".
Noi pensiamo che tale rinnovamento e tale rinascita dello spirito debbano costituire la ragione di quella che chiamiamo una politica industriale dello spirito.

2. Ora, una simile politica industriale deve essere anche un'ecologia industriale dello spirito.  L'assoggettamento delle tecnologie dello spirito ai soli criteri del mercato le mantiene in una funzione di tecnologie del controllo al servizio di "società del controllo" (espressione che, come già Gilles Deleuze, prendiamo in prestito da William Burroughs). Tale funzione mira allo sviluppo sistematico delle applicazioni e degli impieghi dei mezzi di calcolo, comunicazione e informazione al fine esclusivo di una massificazione dei comportamenti di produzione e consumo nel senso degli interessi finanziari investiti a brevissimo termine ed elevatissimo rendimento nelle industrie. Epertanto essa blocca l'accesso alle suddette tecnologie per qualsiasi finalità di diverso tipo. In particolare impedisce ed ostacola sistematicamente lo sviluppo delle nuove e inedite pratiche sociali che non soltanto esse consentono, ma anzi invocano. La nostra tesi è che solo attraverso simili pratiche tali tecnologie potranno divenire la base di una nuova epoca di civiltà, consentendo di sfuggire al caos che costituisce ormai una minaccia imminente, come ognuno può avvertire.

3. Oggi queste tecnologie dell'"anima" o "della coscienza", cui si stanno adattando le tecnologie del corpo e del vivente, mirano a controllare e a plasmare egemonicamente i modi di esistenza individuali e collettivi, e ad ogni età. Ora, il controllo delle esistenze, essendo controllo e manipolazione dei desideri degli individui e dei gruppi, conduce alla distruzione, per questi individui e questi gruppi, della possibilità stessa di esistere. Ed esistere non è possibile se non come singolarità.  Più precisamente, tale controllo distrugge il desiderio degli individui e dei gruppi - la loro energia libidica, detto in termini freudiani.
Nel XX secolo il capitalismo ha fatto della libido la sua principale energia: energia che, canalizzata sugli oggetti di consumo, permette di assorbire le eccedenze della produzione industriale suscitando, mediante strumenti di captazione della libido, desideri totalmente plasmati sull'esigenza della redditività degli investimenti.
Oggi, tale captazione ha finito per distruggere la libido, un fatto grave che costituisce una terribile minaccia per la civiltà industriale, poiché conduce inevitabilmente, a un momento dato, ad una crisi economica mondiale senza precedenti.
4. Insieme con il desiderio, l'umanità intera si vede minacciata: la distruzione del desiderio è anche distruzione delle possibilità di sublimazione e di costituzione di un super-io e, pertanto, al di là delle perturbazioni economiche indotte dal modello che contrappone produzione e consumo, è fonte di disordini geopolitici, politici, sociali e psichici estremamente allarmanti. Tali disfunzioni, che stanno diventando dei veri e propri flagelli per l'umanità, sono le recenti manifestazioni di problemi che debbono essere risolti da quella che va quindi considerata un'ecologia industriale dello spirito e del desiderio.
5. Il desiderio è costituito da pratiche simboliche supportate da tecniche o tecnologie simboliche. Gli oggetti del desiderio sono intrinsecamente singoli e, in quanto tali, intensificano la singolarità del desiderante. Ora, la fabbricazione industriale del desiderio resa possibile dalle tecnologie d'informazione e comunicazione consiste nel categorizzare le singolarità, ossia nel rendere calcolabile ciò che, essendo incomparabile (il singolare è ciò che per essenza non si compara con alcunché), è irriducibilmente incalcolabile. Anche se le singolarità non sfuggono affatto alla tecnica o al calcolo: al contrario, si costituiscono mediante la pratica di tecniche, tecnologie e calcoli, per intensificare ciò che non è riducibile al calcolabile. È ciò che, per esempio, ogni forma d'arte consente di percepire in modo immediato, come la poesia, di cui Claudel scrive: "In una  poesia deve esserci un numero tale da impedire che si conti". Resta il fatto che le tecnologie d'informazione e comunicazione sono appunto tecnologie spirituali. Ciò vuol anche dire che sono legate alla questione delle tecniche della memoria che Michel Foucault ha analizzato come tecniche della "scrittura di sé", riprendendo, per definirle, il termine greco hypomnemata, e che hanno costituito il problema centrale della filosofia a partire da Platone, il quale già chiamava la scrittura hypomnesis, ovvero memoria tecnica.
In quanto mnemo-tecnologie, le tecnologie industriali dello spirito sono nuove forme di hypomnemata. E come gli hypomnemata dell'antichità, in specie nelle scuole stoiche ed epicuree e nel cristianesimo primitivo, nella Roma in cui la scholé greca diventa la pratica romana dell'otium, le tecnologie industriali dello spirito invitano a nuove pratiche, ossia, in fin dei conti, a nuove organizzazioni sociali.
Infatti il rapporto degli uomini con queste tecnologie non può assolutamente continuare a limitarsi agli impieghi prescritti dalle istruzioni per l'uso e dalle campagne di marketing, che mirano solo garantire nei tempi più rapidi il ritorno sull'investimento ad azionisti che vogliono "tassi a due cifre", come si dice, e possibilmente mai al di sotto del 15%.
6. Questa è invero una politica suicida: è un capitalismo autodistruttivo. Affermando la possibilità di una politica industriale dello spirito, la nostra associazione si pone anche lo scopo di lottare contro tale tendenza autodistruttiva del capitalismo, contribuendo all'invenzione di pratiche delle tecnologie dello spirito che ricostituiscano degli oggetti di desiderio e delle esperienze della singolarità. Noi pensiamo che lo sviluppo di tali pratiche sia una condizione fondamentale per un futuro pacifico della società industriale a livello mondiale.
7. Il futuro dell'industria pone dunque un problema di economia politica: il rilancio del desiderio - e non il semplice rilancio dei consumi, cui si ostinano freneticamente le misure tecnocratiche e artificiali attuate nei paesi industriali, soprattutto in Europa, che continuano ad aggravare il  male che pretendono di alleviare. Le industrie dello spirito, che dunque esistono già ma sono male orientate e, invece di fondare una nuova era della società, la distruggono, producono ogni sorta di tecnologie di scambio simbolico in costante crescita e non smetteranno di svilupparsi nei prossimi decenni - fin da oggi, con le reti a banda larga e i collegamenti WiFi, per esempio, e domani con le nanotecnologie. Ora, apparecchiature e servizi di questo tipo non potrebbero continuare a svilupparsi andando contro la coesione sociale e l'interesse generale. E proprio nella misura in cui il problema dell'interesse generale è inscritto in quello del simbolico, la definizione di una politica industriale dello spirito richiede anche l'invenzione di una nuova forma di potere pubblico, che colleghi le più svariate competenze in ogni campo possibile: attori economici e istituzioni pubbliche, istituti di ricerca e associazioni, economisti, artisti, scienziati, filosofi, investitori, partner sociali, comunità locali e territoriali, ecc.
8. ARS INDUSTRIALIS ha sede in Francia, a Parigi, ma si definisce innanzitutto come europea. Fin dai suoi primi passi baderà a trovare interlocutori, partner e soci nei paesi europei e a organizzare il più spesso possibile attività fuori di Francia. Tuttavia, è un'associazione non solo europea, ma internazionale che intende sviluppare scambi internazionali ben oltre i confini europei. L'intenzione è di estendere la sua riflessione a livello mondiale, per quanto riguarda tutti i punti succitati e, di conseguenza, nel campo dell'insegnamento, della ricerca, della scienza, dell'arte, dei media, dell'organizzazione dei servizi pubblici dell'audiovisivo, delle industrie culturali e delle industrie private dei programmi, delle politiche di sviluppo del territorio.
9. Oltre ai suoi partner e soci d'Europa e degli altri continenti, ARS INDUSTRIALIS mirerà a sviluppare nelle città francesi una rete di luoghi di attività, di soci e corrispondenti.
10. ARS INDUSTRIALIS animerà le varie reti usando tutti i mezzi di comunicazione  disponibili oggi e a tale scopo cercherà il sostegno di enti pubblici e privati.

Sulla base di tali premesse, ARS INDUSTRIALIS, associazione internazionale per una politica industriale dello spirito, si porrà come fine:
- di animare una riflessione collettiva, internazionale e transdisciplinare attraverso incontri, seminari, convegni,
- di diffondere i risultati dei lavori mediante pubblicazioni, un sito Internet, la redazione di mozioni,
- di compiere studi e fare proposte e, ogniqualvolta sarà possibile, di attuarle attraverso azioni o sperimentazioni,
- di difendere gli interessi dei suoi membri contro ogni pregiudizio derivante da attentati a quell'interesse collettivo che ha lo scopo di proteggere.

Nell'immediato, ARS INDUSTRIALIS organizzerà a Parigi incontri sui seguenti temi specifici:
- la politica europea, passata e futura, nel campo delle industrie dello spirito,
- l'iniziativa di Google nell'ambito delle biblioteche digitali e le politiche francesi ed europee in materia,
- il problema della ricerca scientifica nel quadro di una politica industriale dello spirito,
- le sfide del summit mondiale della società dell'informazione organizzato dall'ONU a Tunisi per il novembre 2005
- il ruolo della pubblicità e del marketing nella società industriale di ieri, oggi e domani
- l'arte e la società industriale di ieri, oggi e domani
- il problema delle lingue in Europa e, inoltre, della differenza idiomatica in senso generale,
- i disordini psicologici e i problemi della salute pubblica dal punto di vista di una ecologia industriale dello spirito,
- i problemi della proprietà industriale,
- i punti di vista esistenti in USA, America Latina, Cina e Giappone, soprattutto, sulla questione di una politica industriale dello spirito e di un nuovo potere pubblico, e in particolare di un nuovo potere pubblico internazionale riguardo a tali materie.

 

1 Il riferimento è al libro di H. Arendt, The life of the mind, edito in Francia da PUF con il titolo: La vie de l'esprit. In francese "esprit" significa infatti sia "spirito" sia "mente"; nel testo il vocabolo è inteso in entrambe le accezioni, come gli autori precisano nel successivo capoverso.